Una chiesetta dimenticata in via Floresta, nei pressi della Cattedrale di Piazza Armerina

 

Fig. 1

Facciata della chiesetta di via Floresta a Piazza Armerina

    Come nel gioco delle scatole cinesi, una chiesetta (vd. fig. 1) è sparita dalla memoria storica di Piazza Armerina dopo essere stata fagocitata dalla sovracostruzione di un palazzo signorile di via Floresta, attuale proprietà Garao (coordinate geografiche: 37°23'02.6"N 14°21'49.6"E). Per poterne ammirare la pregevole facciata, si deve entrare in un cortile, attraversando la cancellata di un grande portale (vd. fig. 2). L'attuale palazzo sembra essere settecentesco con il suo parato murario a cortina ingabbiato nella struttura di pietra arenaria gialla locale: il modello tecnico è quello usato per la costruzione del duomo (vd. fig. 3). Con tutta evidenza la chiesetta è precedente alla costruzione del palazzo in superfetazione. La parte superiore è stata coperta con gesso bianco che, però, ne malcela la forma a capanna, offrendo l'emergenza delle line degli spioventi. Della facciata della chiesetta, larga circa sei metri, ci attirano due particolari: l'affresco della Madonna delle Vittorie, ancora intatto, e l'elemento decorativo a catena dell'architrave. Quest'ultimo richiama gli elementi decorativi della facciata del più noto palazzo Trigona al punto da ipotizzare che siano stati gli stessi scalpellini a scolpirlo (vd. fig. 4).

    Ma qual era il titolo della chiesa di via Floresta? Come mai è stata dimenticata? Negli elenchi delle chiese urbane sconsacrate e trasformate in abitazione se non addirittura rase al suolo o sparite, redatti da Villari e da Masuzzo [1], vi sono chiese dal sito ignoto come Sant'Oliva e Santa Maria "Recomandate Senes". Ovviamente non possiamo essere sicuri che tali chiese siano da legare a quella di via Floresta. Un timido indizio potrebbe essere offerto dal fatto che l'edificio religioso si trova a toccare la via Sant'Elia. Ma tale titolo può essere piuttosto legato a uno dei rami della dinastia dei Trigona: i Sant'Elia, appunto. Come, del resto, via Floresta è dedicata al ramo omonimo della stessa casata. Nella mancanza di dati provenienti da fonti archivistiche e cartografiche, un'ipotesi si apre nell'indagare la vicenda della fabbrica della Cattedrale. Gli studi in merito [2] riferiscono che, a ricordo imperituro del terremoto del 1693, che non intaccò né la citta né la fabbrica della Cattedrale, fu edificata una chiesa con titolo appellativo del tremuoto. Il miracolo fu attribuito, dunque, all'intercessione della Madonna delle Vittorie. La chiesa doveva servire proprio per onorare tale intercessione, così come ancora oggi si usa fare nell'attuale Cattedrale l'undici gennaio di ogni anno. La chiesa del tremuoto è quella di via Floresta? Se sì, sarebbe chiaro il motivo della presenza del fregio decorativo a catena. Il terremoto avvenne durante un periodo di interruzione della fabbrica della Cattedrale, che iniziò nuovamente nel 1705. L'arco di tempo, in cui fu costruita la chiesa del tremuoto, è da inserire tra il 1693 e il 1705. Quando nel 1742 fu inaugurata la Cattedrale, le messe a perenne ricordo del terremoto del 1693 molto probabilmente furono celebrate all'interno di essa. Che fine fece la chiesa del tremuoto? Dimenticata. Una traccia della chiesa è possibile trovarla nella carta redatta da Schmettau tra il 1719 e il 1721 (vd. fig. 5). Nella carta non si evince la presenza della cattedrale. Si possono notare il nucleo medievale di Piazza Armerina e la "vicinanza" della chiesa di San Costantino collocata nell'ex villa Trigona di Mandrascate poi villa Arena, che si trova in via Manzoni n. 11. Ciò ci induce a pensare che la Madonna del terremoto sia la chiesa di Maria SS. delle Grazie che sorge nel piano Sant'Itppolito, ma essa fu fondata dai Frati Cappuccini prima del terremoto, tra il 1592 ed il 1603.

    A verificare se la chiesa di via Floresta, che forse non a caso presenta un'effigie della Madonna delle Vittoria sulla facciata, sia proprio la perduta chiesa del tremuoto occorrono altri auspicabili studi, utili anche per comprendere quale in generale sia il vero titolo e la vera data di costruzione di essa.


Fig. 2

Portale in via Floresta che dà accesso al cortile dove si trova la chiesetta 



Fig. 3

Facciata, lato sud, del palazzo di attuale proprietà Garao, che ha inglobato la chiesetta


Fig. 4

Particolare del portale di un balcone di palazzo Trigona a Piazza Armerina con elementi decorativi a catena (perimetro più esterno)


Fig. 5

Stralcio della carta di Sicilia di Schmettau (1719-1721)

Note

[1] https://www.cronarmerina.it/storia-ecclesiastica/100-chiese; Villari Litterio, Storia ecclesiastica della città di Piazza Armerina Messina, Società Messinese di Storia Patria, 1988.

[2] Gioacchino di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI; memorie storiche e documenti, Conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana Lazelada di Bereguardo, Volume I e II, Palermo, Stamperia del Giornale di Sicilia. Domenica Sutera, La chiesa madre di Piazza Armerina. Dalla riforma cinquecentesca al progetto di Orazio Torriani, Edizioni Lussografica, 2010.


Autore

Filippo Salvaggio


Ringraziamenti

Si ringraziano Angelo Antonio Faraci per il valido aiuto e i suggerimenti di ordine storico-artistico; Giada Furnari e Gaetano Santangelo per l'incoraggiamento a portare avanti i miei studi su Piazza Armerina. 

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