Un inedito e probabile edificio termale in contrada Ratto - Mazzarino
La vallata che si forma ai piedi dei monti Schinoso, Alzacuda e Ratto è attraversata dal torrente Nociara e comprende delle anse denominate "Gole di Ratto". Oltre che per ritrovare la bellezza naturalistica e paesaggistica, in data 04 febbraio 2023, ci addentriamo per fare un sopralluogo alla ricerca dei beni archeologico-monumentali studiati ufficialmente per la prima (e l'ultima) volta dallo storico locale prof. Liborio Centonze [1]. Siamo, in particolare, interessati al lastricato romano indicato da quest'ultimo. Mentre scendiamo lungo la falda ovest di monte Ratto (vd. fig. 1), oltre a qualche traccia di trazzera con delle basole sparse superficialmente, notiamo che emergono da una sezione di terra alcuni frammenti di un embrice ossia di un'antica tegola romana in terracotta (coordinate geografiche: 37°20'04.1"N 14°15'53.0"E) (vd. fig. 2). Un po' più a valle ne troviamo un'altra più integra (vd. fig. 3). Con probabilità ci troviamo in un'area abitata almeno in epoca romana, forse nel II o III secolo d.C.. La vicinanza al sito archeologico di Sophiana, sede di scavi ufficiali effettuati anche la scorsa estate, ci fa supporre che l'abitato fosse collegato con esso (in linea d'aria la distanza è di tre chilometri).
Scendiamo, dunque, più a valle in prossimità del torrente Nociara. Più che un semplice lastricato romano, troviamo i resti di un inedito e probabile edificio termale con vasca rivestita in cocciopesto e un arco: un praefurnium (coordinate geografiche: 37°19'54.8"N 14°15'48.4"E)? Oltre a un ambiente lastricato, vi sono diverse mura affioranti: uno lungo una ventina di metri corre verso nord, un altro verso ovest, uno verso est e un altro sembra essere a forma di abside (vd. figg.4-24): una piscinetta? Le acque torrenziali hanno fatto crollare una parte dei resti: i relitti si trovano in fondo a un grande vallone che si è formato proprio a ridosso della costruzione. Quest'ultima, dato che si trova a strapiombo sul vallone, nel tempo, è destinata a crollare implodendo (vd. fig. 25). Accanto alle rovine romane, vi sono due canali scavati nella roccia arenaria friabile: si tratta di condotti di acqua. Data la presenza di diversi mulini lungo il torrente, si sarebbe da non scartare l'ipotesi che questi resti siano appartenuti a un antico mulino. L'originaria strada di accesso era probabilmente proveniente anche dalla valle e si può notare che le pareti rocciose che la delimitano sono resecate artificialmente (vd. fig. 26). A valle, immersi dalle acque del torrente Nociara, troviamo i resti di un pilastro, che forse serviva per appoggiare un ponte in legno (vd. fig. 27) e, un po' più a monte di esso vi è anche un'ampia area basolata, che forse serviva per contenere le acque torrenziali (vd. figg. 28 e 29). Nei dintorni vi sono, infine, i resti di due mulini.
Occorre agire immediatamente se si vuole preservare un bene così prezioso.
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